Fasi critiche della vita

 La nascita di un figlio e la Depressione Post Partum

 La nascita di un figlio è per ogni donna un momento estremamente intenso. Nonostante la gravidanza abbia in sé tutte le potenzialità di un evento pieno di gioia, la donna si trova improvvisamente a dover affrontare, come in una sorta di passaggio iniziatico, grandi cambiamenti nel suo corpo, nella sua mente e nel contesto familiare improvvisamente allargato.      

La Maternité – G. Klimt

 Subito dopo il parto la neomamma può sperimentare una condizione chiamata “baby blues“, si tratta di una reazione piuttosto comune i cui sintomi includono delle crisi di pianto senza motivi apparenti, stati di tristezza e di ansia, irritabilità, inquietudine che tendono generalmente a scomparire nel giro di pochi giorni. Queste reazioni sono facilmente comprensibili in quanto la donna è “reduce” dall’esperienza del parto che rappresenta in modo inequivocabile il distacco fisico da quel figlio cresciuto e sognato per nove mesi nel proprio grembo, con conseguenti sentimenti di vuoto e di disagio psichico accentuati dai cambiamenti ormonali (calo del livello degli estrogeni e del progesterone) e combinati alle forti emozioni, allo stress da parto e dell’essere diventata mamma. Normalmente i baby blues si risolvono nell’arco di pochi giorni, quando la neomamma riesce a riprendere i mano le redini della sua vita e della nuova vita accanto a sé e a godere della nuova realtà che si è creata.     

 Ci sono casi in cui, al di là della gioia e dell’emozione, l’esperienza positiva della maternità porta con sé un forte carico emotivo, che si traduce spesso in Depressione Post Partum. Questa condizione è caratterizzata da profondi vissuti di tristezza, mancanza di piacere e di voglia di fare le cose, la donna ha pensieri pessimistici e prova ansia e rabbia per il pianto del bambino e può sperimentare angoscia e paura a stare sola con lui.  La neomamma ha la sensazione di sentirsi terribilmente inadeguata nel suo nuovo ruolo di madre e si colpevolizza per questo sentendosi una cattiva madre, questo porta a non gioire dell’evento e a chiudersi in una spirale di paure e di tristezza legate a sé stesse e al timore di perdere il controllo e fare del male al bambino.  In questo momento molto delicato le madri hanno bisogno di sentirsi sicure per potersi aprire e comunicare le proprie emozioni e i propri pensieri negativi ed è fondamentale non far mancare loro il giusto sostegno in famiglia e nel contesto più allargato. È importante inoltre rivolgersi ad uno specialista quando i sintomi sono di un’entità allarmante o comunque persistono nella durata oltre le due settimane, se si ha la sensazione di poter fare del male a se stesse o al proprio bambino e se i sintomi di ansietà, paura e panico si manifestano con grande frequenza nell’arco della giornata. L’aiuto psicologico permette alla donna di trovare uno spazio per sé, dove è lei il centro dell’attenzione, dove può parlare liberamente delle sue paure e dei suoi pensieri. È importante soprattutto per ridurre le aspettative di essere una madre perfetta e accontentarsi di essere, come diceva Winnicott, una madre “sufficientemente buona” per poter godere della nascita del proprio figlio e riappropriarsi del proprio ruolo di donna, moglie e madre.         

Menopausa

 Con la menopausa, il ruolo sociale della donna si ritrova ad essere modificato. A partire dal contesto familiare, generalmente i figli sono adulti, non hanno più bisogno di essere accuditi e lasciano la casa. La funzione di madre diminuisce allora di importanza. Se una donna lavora ed è realizzata sul piano professionale, tenderà a vivere questo periodo meno drammaticamente, in quanto impegnata a rivestire uno specifico ruolo di appartenenza, al di fuori dell’ambito familiare. In una società come la nostra dominata dal culto per la giovinezza, invecchiare può costituire un momento di disagio, soprattutto per le donne; con la menopausa infatti il corpo della donna subisce importanti modifiche, che vanno ad influenzare l’immagine che la donna ha di se stessa. L’aumento di peso, la perdita di elasticità dei tessuti, l’arresto delle mestruazioni possono portare ad una messa in discussione del proprio “vissuto corporeo”, ovvero del quadro mentale che ci facciamo del nostro corpo, che ha una grande importanza per il senso d’identità femminile. Questo passaggio dipenderà dal modo in cui sono state vissute le trasformazioni all’adolescenza e dalla precedente percezione del proprio vissuto corporeo. Grande influenza hanno i modelli socio-culturali di bellezza e di capacità di seduzione che, nella nostra società, vengono fatti corrispondere quasi sempre ad una condizione di giovinezza. Questa “crisi” della propria femminilità avrà delle ripercussioni anche sulla propria autostima e porterà ad interrogarsi sul proprio valore e sul senso della vita. Le donne in menopausa possano avere infatti frequenti momenti di tristezza che influiscono sul senso di benessere; inoltre, le donne che hanno avuto un precedente episodio depressivo o che hanno dovuto affrontare problemi di salute e stress familiari possono avere, in questo periodo, un rischio di depressione più elevato.  La menopausa rappresenta un momento del bilancio, una tappa dell’identità femminile in cui la donna si rimette in discussione a partire dalle sue esperienze passate, felici o fallimentari, dalle sue prospettive e speranze che potrebbero esservi nel futuro. È evidente come ogni donna si ritrovi a vivere questo momento con diversa intensità, sentimenti e stati d’animo, in ragione del proprio carattere e della propria storia. Se sarà capace di affrontare i cambiamenti, se sarà sufficientemente forte ed affronterà il futuro in modo ottimistico e realista, potrà senz’altro cogliere la positività di questa fase della vita e restare nella vita sociale portando con sé il suo patrimonio di conoscenza ed esperienza.       

La consulenza psicologica in menopausa diventa un utile strumento per tutte le donne che necessitano di  raggiungere un nuovo adattamento per vivere serenamente questa fase del ciclo di vita, andando ad individuare i comportamenti che possono alleviare questi periodi di stress, in particolare imparando a mantenere il controllo in quelle situazioni in cui ci si sente schiacciati dagli eventi. Affinché la menopausa possa essere vista come un momento di “crisi” ossia di svolta e di inizio di una fase bella e piacevole della propria vita.         

Il nido vuoto

La sindrome del nido vuoto è una condizione che molti genitori si trovano a vivere quando i loro figli lasciano la casa per “volare via dal nido”. Può essere un sentimento temporaneo, ma per molti genitori, può portare a sentimenti più profondi di solitudine. L’improvvisa sensazione di essere lasciati può portare a sperimentare con un senso di perdita che nei casi più seri può anche portare alla depressione. Può essere utile a questo proposito una supporto psicologico al fine di non continuare a vedere il nido vuoto come la fine di una parte della vita, ma cominciare a vederlo come l’inizio di  un nuovo capitolo.     

Pensionamento

J. M. Folon

 In generale, andare in pensione può essere vissuto come una rinascita, la fine del lavoro ha infatti una valenza positiva, è l’inizio di un periodo della vita in cui si può dare spazio e tempo ai propri interessi più profondi. Ma non sempre è così. Quando l’ufficio ha rappresentato il fulcro dell’esistenza, vivere senza può comportare una perdita di autostima: «Che ruolo ho ormai? Che farò?».  La pensione può innescare uno stato depressivo in quei soggetti che nella vita hanno investito gran parte del loro tempo e delle loro energie nel lavoro. La persona si trova svuotata, soprattutto perché ha investito emotivamente e affettivamente su un unico oggetto che ora non c’è più. L’andare in pensione può rappresentare quindi un lutto più o meno grave, l’importante è saperlo elaborare con l’aiuto di uno psicologo per arrivare a considerare il pensionamento come una fase di evoluzione della propria esistenza e non di involuzione.