L’Analisi Transazionale

Nel mio lavoro clinico utilizzo un modello integrato con una chiave di lettura privilegiata sull’Analisi Transazionale (AT), al fine di avere un quadro teorico il più possibile aperto e flessibile pur mantenendo saldi i principi in cui credo. Gli assunti fondamentali a cui mi ispiro e che mi impegno a mettere in pratica nel mio lavoro, sono i capisaldi dell’Analisi Transazionale (Berne, 1966) ossia che:

* Ogni individuo è OK ed è degno di valore per il solo fatto di esistere → ciò significa che ognuno di noi, a prescindere dal nostro stile di comportamento, ha un nucleo di fondo che è degno di essere amato, e che ha la potenzialità e il desiderio di crescita e di auto-realizzazione;

* Ogni persona ha la capacità di pensare e di autodeterminarsi → ciascuno quindi ha la responsabilità di decidere cosa vuole dalla vita;

* Ciascuna persona prende delle decisioni e ne è responsabile, ed è anche responsabile di cambiarle quando non sono più funzionali → sia tu che io siamo OK. Può darsi che talvolta mettiamo in atto un comportamento non OK. Quando ciò avviene, significa che stiamo seguendo delle strategie che abbiamo deciso da bambini, ciò vuol dire che ciascuno di noi impara comportamenti specifici e decide un piano di vita nell’infanzia. Queste decisioni erano le migliori che da bambini potevamo prendere in un dato momento. Da adulti, talvolta seguiamo questi stessi modelli decisi da bambini e può darsi che lo facciamo anche se i risultati sono controproducenti o addirittura dolorosi per noi.

Se alcune di queste decisioni prese da bambini stanno generando risultati per noi negativi, da adulti possiamo andare a ritrovare queste decisioni e sostituirle con nuove decisioni più adeguate. Così possiamo cambiare. Questo cambiamento lo otteniamo non semplicemente attraverso un insight (una comprensione profonda) dei vecchi schemi di comportamento, quanto piuttosto attraverso la decisione attiva di cambiare questi schemi; e i cambiamenti che effettuiamo possono essere reali e duraturi.

Per favorire la cooperazione e la reciprocità nella relazione terapeutica, l’Analisi Transazionale sottolinea l’uso del  contratto, che descrive e protegge i diritti e le responsabilità di ognuno. In accordo con Berne, (1966) lo intendo come “un esplicito impegno bilaterale per un ben definito corso d’azione”: a partire dalla diagnosi e dalla richiesta del paziente, infatti, terapeuta e paziente concordano un obiettivo di cambiamento, formulando insieme un contratto terapeutico. Nella fase di formulazione del contratto, tengo in molta considerazione i requisiti che suggerisce Steiner (1969) affinché un contratto sia accettabile e ben formulato. È importante che ci sia mutuo consenso tra paziente e terapeuta sul modus operandi, l’accordo deve essere quindi esplicito e reciproco, e necessita di remunerazione valida così che la relazione terapeutica sia riconosciuta come rapporto di natura professionale. Sono richieste inoltre competenza, il terapeuta mette a servizio la sua professionalità, il paziente la sua capacità Adulta di assumere un ruolo attivo nel processo di cambiamento e un obiettivo legale, l’obiettivo della terapia e le strategie per raggiungerlo devono essere infatti legali e rispettare i principi etici e deontologici.

Utilizzare un approccio contrattuale ha quindi diversi vantaggi, fornire al paziente una maggiore chiarezza circa la terapia, permette di parlare un linguaggio chiaro e comune e di stabilire in modo esplicito, concordato e operativo la direzione del lavoro terapeutico, stimolando l’Adulto del paziente che viene visto come co-resposponsabile e alleato del terapeuta nell’affrontare il problema e il cambiamento che vuole raggiungere.

L’Analisi Transazionale utilizza un linguaggio semplice e chiaro per favorire una relazione paritaria tra terapeuta e paziente. Alcuni pensano che questo linguaggio così diretto debba rispecchiare un pensiero superficiale. Ma si sbagliano: benché il linguaggio dell’Analisi Transazionale sia semplice, la sua teoria è profonda e frutto di rigorosi ragionamenti” (Stewart, Joines, 1990). Tanto più il paziente diventa esperto dei termini e dei concetti utilizzati in terapia, tanto più può sentire di contribuire al suo miglioramento e di esserne co-artefice. In quest’ottica, infatti, per me, paziente e terapeuta hanno pari valore seppur competenze diverse. Questo comporta il non imporre le mie conoscenze come dogmi, ma metterle al servizio del mio paziente in modo che possa comprenderle tanto a fondo da farle sue ed elaborarle in maniera positiva e permettere quindi che emergano le sue consapevolezze.

Per avere una visione più chiara ed esaustiva dell’Analisi Transazionale e approfondire tutti i concetti chiave, suggerisco la lettura di questi libri.